La gestione del comportamento problema


A cura del Dott. Eridano Di Battista - Educatore Prof. Sanitario


Sicuramente un argomento tra i più letti e ricercati da genitori e caregivers in generale è quello che verte sul “Comportamento Problema” e sulla sua riduzione. Nella mia esperienza di genitore, educatore e riabilitatore mi sono spesso confrontato con queste situazioni sia direttamente, che nell’ascolto delle altrui esperienze spesso intense ed obiettivamente strazianti. Non mi stancherò mai di richiamare, a tal proposito, l’utilità delle varie forme ed iniziative di “parent training”, sperando che presto diventino parte integrante dei percorsi riabilitativi, sia in acuzie, ma ancor di più nel trattamento di pazienti cronicizzati.

Nel presente contributo, tratterò la materia per sommi capi, senza avere pretese scolastiche, da un punto di vista puramente educativo-comportamentale, con l’intento di richiamare cose utili e non di insegnare.

DEFINIZIONE
COMPORTAMENTI PROBLEMA SONO QUELLI POSTI IN ESSERE DA UNA PERSONA E CHE SI DIMOSTRANO DI TALE INTENSITA’, FREQUENZA O DURATA DA:

- COSTITUIRE UN GRAVE PERICOLO PER LA SICUREZZA FISICA DELLA PERSONA CHE LI HA POSTI IN ESSERE O DI ALTRA PERSONA 

- OPPURE CHE LIMITANO FORTEMENTE O NEGANO LA PERMANENZA IN AMBIENTE COMUNITARIO.


RAGIONI DEL COMP. PROBLEMA
Ogni individuo, di norma, si comporta in una maniera perché ritiene di avere delle ragioni che lo giustificano: vuole comunicare, cerca attenzione, denota una delusione o una particolare esigenza come la stanchezza, la fame, la sete.

Nessuna persona sfugge a questa logica, è connaturata all’individuo, per cui sarà bene che non ce ne dimentichiamo mai.

Il Comportamento Problema può anche essere un “apprendimento”, cioè scaturire dall’osservazione di altrui comportamenti o dalla reazione dell’ambiente (umano e fisico) ad un comportamento posto in essere casualmente (da sé o da altri) ed essere quindi imitato.

Il Comportamento Problema, NON E’ MAI UN COMPORTAMENTO CONNATURATO AD UN HANDICAP, e quindi non si deve cadere nell’errore di considerarlo tale.

ANALISI DEL COMP. PROBLEMA
Dal punto di vista dell’educatore/genitore/riabilitatore, il C. P. è una situazione che ci può cogliere all’improvviso, senza apparente motivo e che ci può stupire, se colto nel suo semplice dispiegarsi.

A tal proposito può giungerci in aiuto la “Analisi Funzionale” del comportamento, che ci permetterà di valutare la “situazione in atto” (il Comportamento Problema) alla luce di quanto si è verificato prima, in vista di una successiva “Riduzione” e/o “Estinzione”.

La capacità che avremo di interpretare correttamente la richiesta/segnale che la persona ci presenta sotto forma di C.P. ci permetterà di reagire nel minor tempo possibile e nella maniera più corretta.

Alla base del C.P. quindi c’è una forma di distress della persona per cui, superata la soglia di sopportazione, l’individuo pone in essere un comportamento “non normale” teso a recuperare uno stato di equilibrio.

Se sul momento c’è poco da fare se non essere veloci nell’interpretare e nel porre in essere la giusta reazione, un buon genitore/educatore/riabilitatore, superata la fase calda, si dà l’opportunità di ripensare alla situazione, ricostruendo le condizioni precedenti all’evento dirompente, valutando nel contempo gli effetti dei propri comportamenti nella fase successiva, fino alla completa remissione della situazione negativa.

Semplificando dovremmo costruirci questo schema:

ANTECEDENTE
COMPORTAMENTO
CONSEGUENZA
Tutto quello che è avvenuto Prima che esplodesse il comportamento negativo che noi identifichiamo come:
COMPORTAMENTO PROBLEMA
Il Comportamento su cui vogliamo indagare
Gli avvenimenti che hanno fatto seguito all’esplosione:
-Reazione delle persone intorno
-Reazione dell’educatore/
genitore/riabilitatore
-Circostanze di remissione/estinzione

Sotto la voce “CONSEGUENZA” sta la forza ed il valore di una corretta Analisi in quanto ci permetterà di adottare la reazione più consona alle circostanze nel minor tempo possibile ove si dovesse ripresentare la medesima situazione.
Abbiamo così individuato e messo in pratica i pilastri della Analisi Funzionale applicandola allo specifico comportamento che vogliamo investigare.

CONCLUSIONI
Come sarà evidente da ciò che precede, questa Analisi, se operata con continuità, permetterà di cogliere i piccoli/grandi segnali che possono precedere l’esplosione del Comportamento Problema, aiutando a prevenirlo fino a scongiurarlo del tutto, si spera, prevenendo con ciò danni anche gravi (il caregiver, oltre che l’assistito, può lamentare danni come il burnout, dato l’isolamento cui siamo immersi) derivanti dalle particolari condizioni di vita cui siamo sottoposti in questo periodo.

RACCOMANDAZIONE
Potrebbe essere buona norma, prendere l’abitudine di sottoporre ad Analisi Funzionale, anche il “proprio” comportamento, in modo da valutare anche la propria capacità di affrontare le situazioni, che possono essere le più disparate della giornata, in modo da mettere in atto strumenti compensativi o chiedere aiuto alle strutture che via via si stanno attrezzando sul territorio per alleviare eventuali condizioni di sofferenza.

Sicuro di non aver fatto altro che ricordare solo norme di una corretta “igiene comportamentale”, rivolgo a tutte/tutti un pensiero ed un saluto.


Il Team FondazionePaoloVI

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