COSA FARAI PER STARE MEGLIO? ------------------------- PRENDERO’…” LE DISTANZE”


A cura della  Dott.ssa Marilena D’Arcangelo e Dott.ssa Cinzia Del Grosso


Siamo due fisioterapiste che, da tempo, operano nell’area pediatrica, presso un Centro di Riabilitazione Accreditato in Abruzzo, che hanno deciso di condividere questa nuova esperienza di” lavoro a distanza” dettata da un virus che è entrato nella nostra vita come un fulmine a ciel sereno, chiedendoci di metter in atto tutte le nostre capacità adattive. Ci conosciamo da anni, abbiamo una formazione comune,ma abitiamo in due città diverse e lavoriamo in sedi diverse dello stesso Ente.
 

Durante l’isolamento ci siamo sentite al telefono qualche volta, chiedendoci cosa stessimo facendo per i bambini da noi seguiti. Nonostante non ne avessimo parlato in anticipo, ci siamo rese conto che il nostro modo di operare era lo stesso.Per questo motivo abbiamo deciso di mettere insieme le idee riguardo ad un argomento tutto da scoprire.




 

Questo breve “ racconto” scritto a quattro mani, vuole essere un momento di condivisione con i colleghi che lo vorranno, con l’obiettivo di suscitare uno scambio di opinioni, suggerimenti e perché no...anche critiche.

 Sappiamo quanto sia importante, per i bambini seguiti presso un Centro di Riabilitazione,un ambiente adeguato, un contatto fisico ravvicinato, fatto di mani, di sguardi complici e rassicuranti, di sorrisi,di giusti e precisi riferimenti...in questi giorni di isolamento per il Corona virus, però, non è stato possibile garantire tutto ciò da parte del fisioterapista. Allora ci si è chiesto: cosa fare? Come si può affrontare tale difficoltà, partendo dalla convinzione che ogni bambino è diverso da un altro, che è unico, come è unica la sua famiglia?

La risposta è stata una sola: diamoci da fare e vediamo come si possono aiutare i nostri piccoli pazienti e soprattutto non lasciamo sole le loro famiglie.


In situazioni normali,i genitori dei bambini più grandi hanno imparato a convivere con i problemi dei propri figli, sanno riconoscerli e affrontarli al meglio, ma i genitori dei bimbi piccoli si pongono tante domande, hanno paura che i loro figli possano perdere momenti importanti per la loro crescita psicomotoria. 



Sono proprio loro che necessitano maggiormente di consigli e sostegno. Si cerca di spiegare loro quanto sia importante che i bimbi abbiano appuntamenti quotidiani, che svolgano attività motorie e di gioco, che mantengano il più possibile posture corrette nell’arco della giornata.

In questa situazione particolare e mai sperimentata, la soluzione è stata quella di cercare di rispettare tutti questi principi restando a casa. Come reperire ciò che occorreva? Tutto quello che era in casa: cuscini, tappeti, asciugamani arrotolati, giocattoli...e fantasia.



Le mani, per noi fisioterapiste, all’improvviso non erano più lo strumento a nostra disposizione, come anche i nostri occhi, il nostro corpo…e abbiamo iniziato a interrogarci sul da farsi.

I genitori erano altrettanto disorientati, alla ricerca sui vari blog di informazioni, attività  motorie, giochi didattici…

Dopo un po' di giorni di silenzio hanno cominciato a cercarci e noi abbiamo messo a disposizione tutta la nostra professionalità e umanità.



Il lavoro a distanza è diventato particolare soprattutto con i bimbi più piccoli e con problematiche motorie. Tenendo presente l’unicità del bambino e della sua famiglia, abbiamo deciso di rispondere a ognuno di loro, con risposte precise e mirate…Come? Abbiamo usato, per prima cosa, il sistema di comunicazione più scontato e alla portata di tutti: il telefono.



Foto e video sono stati i primi strumenti. Abbiamo visionato come ogni bambino venissero posizionati, come giocavano, come mangiavano. Abbiamo suggerito modifiche, materiali da usare, facilitazioni ambientali, chiedendo ogni volta una verifica. Con il passar dei giorni è stato possibile chiedere di fare video chiamate, molto più difficili per i genitori (che operavano con altri bimbi o familiari intorno), ma più semplici per noi: abbiamo 
potuto osservare come le mamme mobilizzassero i loro bambini, come stavano seduti per la pappa, come usassero i giocattoli, abbiamo monitorato i tempi di risposta dei bimbi agli stimoli...riuscendo a mantenere con loro una relazione; alcuni sorridevano alla voce, altri mostravano chiaramente di riconoscerci,altri erano più attratti dalle immagini.



Visto che il tempo non mancava,abbiamo pensato di aggiungere delle immagini da inviare ai genitori di posizioni diverse, di attività motorie; ma non abbiamo trovato immagini adatte, quindi le abbiamo disegnate; le mamme sono state molto contente.

Per alcuni bambini, con patologie più lievi, sono state inviate delle schede prestampate sulle fasi di sviluppo psicomotorio con i relativi suggerimenti.


 Per fare degli esempi:nel caso di un bambino molto piccolo, è stato possibile eseguire un

trattamento completo attraverso una video chiamata, utilizzando un bambolotto per mostrare alla mamma come fare. In un altro momento è stato possibile risolvere un comportamento problema in cui il bambino presentava un pianto prolungato e inconsolabile, attraverso una telefonata.

Con una mamma di un bimbo prematuro, con problematiche motorie, è stato possibile suggerire di volta in volta modalità diverse di tenere il bimbo, come posizionarlo durante la giornata, come tenerlo in braccio...il bambino, nonostante le difficoltà, ha iniziato a stare seduto.

Una di noi ha perfino cucito una bambola di pezza per le dimostrazioni.


Infine abbiamo costruito, con materiale di riciclo, giochi strutturati per permettere ai bimbi di eseguire attività quali infilare, sovrapporre, allineare…














In conclusione, possiamo affermare che questa esperienza sia stata   nuova, gratificante e stimolante.

Qualche tempo fa la riabilitazione a distanza sembrava ai nostri occhi impossibile da realizzare, nessuno di noi immaginava che saremmo arrivati a farla…

Ci è sembrato, pertanto, utile raccontare cosa abbiamo fatto,seguendo la nostra disponibilità, il nostro intuito, il desiderio di garantire ai pazienti una continuità terapeutica seppur anomala. Ci rendiamo conto che questo tipo di lavoro necessita di regole, di tempi precisi, di appuntamenti, per essere strutturato e garantire il rispetto per le famiglie e mantenere la giusta professionalità per i terapisti. Le altre figure professionali dell’equipe, ci teniamo a precisare, avevano comunque contatti con le famiglie anche loro da cosa o dal Centro che , nel frattempo, aveva creato dei collegamenti istituendo un blog.



Abbiamo chiesto ad alcune mamme di parlare della loro esperienza durante il periodo di isolamento, da aggiungere alla nostra

 testimonianza che riportiamo come conclusione di questo lavoro.



Alessandra:



Inizialmente eravamo molto preoccupati per   l’interruzione delle terapie per i nostri bambini ( due gemelli). La paura, principalmente, è stata per M. che è più difficile da gestire per il suo ritardo neuromotorio. Abbiamo cercato, al principio, di fare qualcosa da soli, aspettando che il centro si organizzasse in qualche modo, ma sicuramente c’era un po’ di insicurezza nelle nostre iniziative di “correzione” delle sue posture sbagliate. Tutto,però, è cambiato, perché abbiamo iniziato a lavorare sotto la guida della nostra fisioterapista che, conoscendo bene il bimbo, è riuscita a darci spiegazioni precise sul da farsi, utilizzando disegni, telefonate e video, discutendo con lei su quello che andava corretto e come. Utili sono state le video chiamate, perché è stato più facile capire i miei errori, soprattutto quando muovevo il bimbo troppo velocemente, durante il gioco o quando tentavo di mobilizzarlo. Noi genitori ci siamo ritrovati, a casa, a svolgere un ruolo non semplice; ma, poterci appoggiare alla terapista per un consiglio, sentendomi sempre la benvenuta, ha reso tutto più semplice, più funzionale. La semplicità con cui mi sono state spiegate le cose, mi ha permesso di capire tutto ciò che avevo sotto gli occhi e spesso mi sfuggiva.

Claudia:

Salve, sono la mamma di L.,un bimbo speciale di cinque anni,affetto da una sindrome genetica rara. A pochi mesi dalla nascita abbiamo iniziato a frequentare il Centro dove abbiamo conosciuto la nostra fisioterapista. In questo periodo di isolamento, non ci siamo mai sentiti soli e abbandonati. La terapista è sempre stata presente grazie alle video chiamate, ai messaggi e telefonate,  dando innumerevoli consigli su come poter effettuare la terapia a casa. Sono riuscita, grazie anche all’aiuto di mia madre, a fare terapie quotidiane.  Giornalmente inviavo alla terapista i video per avere la sua supervisione...Non smetterò mai di ringraziarla per la cura e l’attenzione che ha mostrato nei miei confronti e di quelli del bambino.



Alessandra:



La terapista del mio bambino si è dimostrata, fin dall’inizio del nostro rapporto, attenta, disponibile con lui e con la mia famiglia. Durante la quarantena ha fatto altrettanto. Grazie alle video chiamate, le nostre terapie hanno avuto continuità. E’ ovvio che non abbiamo raggiunto gli stessi obiettivi,  l’importante non è arrivare subito al traguardo, ma proseguire il percorso. Mi sono sentita sostenuta: con le video chiamate ha mantenuto un contatto con S. che, seppur piccolo, era incoraggiato a fare dalla sua voce; attraverso l’uso di un bambolotto, invece, agevolava me nelle manovre...





Sara:



Ci tenevo molto ad esprimere la nostra esperienza con il Centro, ma soprattutto con la terapista di E., la quale, in questi mesi di chiusura causata dal Covid 19, ci ha dato un forte sostegno e un grande aiuto telefonico, con chiamate o video chiamate, anche con disegni per far sì che la mia bambina proseguisse la sua terapia a casa. Non finirò mai di ringraziare la terapista per la vicinanza psicologica e materiale.



Marilena:



Da premettere che non è stato facile rimanere a casa con un bambino piccolo di 17 mesi, però l’aiuto della terapista ci ha permesso di apprendere meglio come poter svolgere la terapia a distanza con consulenze telefoniche o video chiamate. Secondo me, il mio bambino ha reagito meglio agli stimoli di tipo cognitivo ( manipolazione di materiali diversi, giochi causa effetto…), mentre è stato più difficile fargli eseguire attività motorie ( gattonare, mettersi in ginocchio, spostarsi…). Però è comunque riuscito a tirarsi su con un appoggio anteriore. Concludo dicendo che, dal mio punto di vista, sono una madre soddisfatta dei progressi ottenuti, grazie a questo metodo di comunicazione terapista-paziente.



Francesca:



 Nel periodo di lockdown, abbiamo mantenuto un’ottima continuità con la terapista di G., fatta di supporto e indicazioni telefoniche precise e molto pratiche che ci hanno permesso di lavorare in modo autonomo da casa, per quello che era possibile...siamo stati sempre tranquilli del fatto che, in qualunque momento e per qualsiasi difficoltà, potevamo sempre contare su di lei...e non è stato poco...Ha avuto la costanza di seguirci, con scambi reciproci di idee, nei vari video che le abbiamo inviato.






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